VERIFICA SALDATURE EUROCODICE 3 + HOT SPOT SRESS

meccanicamg

Utente Senior
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Regione: Lombardia
Affrontiamo il problema della verifica delle saldature secondo le norme vigenti. Abbiamo che staticamente dobbiamo usare EN ISO 1993-1-8 mentre per l'analisi a fatica dobbiamo usare EN ISO 1993-1-9.

Bene, allora riportiamo un esempio molto semplice: un giunto a T con cordoni laterali con una forza di trazione applicata di 500kN.
Materiale del giunto e del cordone d'angolo S355JR ex Fe510.

schema_saldaura.PNG
Da questo schema abbiamo due modi per calcolare staticamente la nostra saldatura:
- metodo semplificato: usando il valore di resistenza del cordone e confrontato alla richiesta di resistenza del'oggetto abbiamo un fattore di sicurezza aggiuntivo FSA=1.05
- metodo direzionale: usando le tensioni che si generano nella sezione di gola (non ribaltata) si ottiene un fattore di sicurezza aggiuntivo FSA=1.8
- giusto che ci siamo verifichiamo anche secondo NTC 2018 e vediamo un fattore di sicurezza aggiuntivo FSA=1.4.

Già qui, ci si chiede se i due metodi a norma sono realmente affidabili. Probabilmente il metodo semplificato, come tale è molto cautelativo a differenza del metodo direzionale che è completo e più realistico. Il metodo nazionale, fornisce un valore intermedio ai due a norma. Fatto sta che staticamente il nostro giunto saldato non si rompe.

Ora passiamo al discorso fatica e quindi qui occorre prendere EN ISO 1993-1-9 e le indicazioni del IIW (che è l'Istituto Internazionale di (W)Saldatura) e già qui ci rendiamo conto che la norma fa riferimento a qualcosa di molto aperto e discutibile.

Iniziamo a tenere presente che lo spessore delle lamiere è maggiore di 25 mm pertanto occorre tenere presente il coefficiente di correlazione spessore che nel nostro caso ks=0.8. Tenendo conto di parametri fissi per i calcoli dove il coefficiente valutazione danni lo prendiamo 1.25 e il moltiplicativo delle tensioni pari a 1 e facciamo che applichiamo un carico minimo di 0kN fino ai nostri 500kN e ripetiamo ciclicamente lo spettro di carico.
VM.png
Secondo il metodo normale riportato nella norma, dopo aver preso la categoria corrispondente di giunzione, si potrebbe arrivare a 5.1e+04 cicli per ottenere un danno di 99.17%. Bene, allora uno dice: perfetto tutti quei cicli mi stanno bene e faccio l'applicazione per 1000 cicli meno e son apposto.

Poi, non contento andiamo avanti nella norma e scopriamo che esiste un metodo chiamato HOT SPOT STRESS dove occorre realizzare o un pezzo fisico da testare oppure un modello solido ad elementi finiti e verificare quello che succede.
Per prima cosa modelliamo il giunto in modo reale, cioè lasciando 2 mm di aria tra le due piastre affinchè sia solo il cordone di saldatura a reagire agli sforzi (cosa non possibile se le due piastre fossero a contatto globale unito).
Scegliamo di usare il metodo dell'estrapolazione quadratica non legata alla spessore, quindi decidiamo di realizzare, secondo indicazione del IIW una mesh che abbia il passo minore o uguale a 4 mm...bene via con la mesh solida 4 mm.
Il metodo prevede il prelievo della tensione principale PS1 cioè l'effetto della pura trazione a 4, 8 e 12 mm sul piatto in esame, partendo dal piede della saldatura a cordone.
S1_1.png
Con questo metodo si scopre che per ottenere un danno del 99% posso realizzare solo 9.5e+03 cicli. Questo valore è parecchio inferiore al precedente ed è il valore limitante dell'applicazione. Però la norma non dice che occorre usare tutti i metodi di verifica e scegliere quello più conservativo.

Pertanto anche nel primo metodo di verifica a fatica sono obbligato a usare il secondo valore e ottengo così un fattore di sicurezza aggiuntivo FSA=5 mentre con il secondo metodo mi ritrovo con FSA=1.

Quindi il domandone è: con questa norma, come realmente si effettua la verifica statica+fatica? Che informazioni reali si hanno sulla verifica con il metodo Hot Spot?

Altra cosa che non ho ben capito è il discorso della ricottura di distensione. Secondo la norma è possibile sommare alla tensione effettiva di trazione il 60% del valore della minima tensione. Bello...peccato che un ciclo di carico che parte da zero .... il suo 60% vale zero. Non credo che una struttura ricotta e non ricotta si comporti uguale sotto carico da 0kN a 500kN.

Avete indicazioni?
 

Matteo

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Premttto che non mi intendo di normative, ma parlando di simulazione, io parto dal presupposto che la fisica della fatica pluriassiale sia una materia non del tutto univoca, quindi escludo di poter stimare con qualche algoritmo la vita a fatica.

In questi casi propongo al cliente solo due opzioni:


  • Solo verifica statica
  • Verifica a fatica per vita indefinita (> 10^7 cicli)

A quel punto vado a estrarre gli sforzi principali e ricorro a cose tipo "Gough-Pollard" (se invece prevale nettamente uno sforzo principale, mi rifaccio ai modelli più collaudati e monoassiali).

Nel calcolo esplicito del cordone, tengo anche conto del contatto in appoggio tra le due piastre (a dire il vero è una mia fissa, perchè a trazione non darebbe contributi, ma è utile per strutture complesse, meno per una caso di esempio come il tuo).

Fatte queste considerazioni, che a volte restano "private" (e limitate alle saldature che appaiono critiche già con un indice monoassiale tipo Von Mises) mi preoccupo che tutto sia ok anche a livello di normative (questa è la parte più noiosa... odio le normative).

Ultima cosa: complimenti per essere ing rado di usare Netgen e software OS... io per ora ancora usa ProMechanica/CreSimulate.
 

meccanicamg

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Grazie per le risposte. Beh per studio di piccole applicazioni uso Freecad e Calculix e direi che mi ritrovo tutti gli strumenti che mi servono.
Il discorso collaborazione delle piastre che si appoggiano le une sulle altre me le hanno vietate perché ovviamente é vero che la saldatura ha il 100% di sforzo mentre i piatti solo lungo lo spessore vicino alla saldatura e l'asse neutro non sente nulla.
Avendo grossi spessori lavora molto la pelle e poco il nocciolo a meno che faccio cordoni enormi.
 

meccanicamg

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Per esempio se volessi analizzare una piastra rettangolare con foro al centro ci sono i coefficienti di intaglio. Per le saldature, secondo IIW va ricavato....passando dal fem o tramite prova pratica e questo non l'ho ancora affrontato perché é più complesso dell'estrapolazione della tensione di frattura alla saldatura....é ancora un mondo ignoto.
 

meccanicamg

Utente Senior
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Leggendo la documentazione sperimentale di alcuni tipi di giunti, si analizzano sostanzialmente tre metodi di verifica a fatica:
- tensione nominale: Solitamente fornisce un numero di cicli alto. A norma classica da calcolare di base con il metodo della classe giunto.
- tensione hot spot: Generalmente é il metodo più restrittivo e fornisce un numero di cicli basso ma diverso in funzione del tipo di interpolazione. Si può realizzare una mesh generalmente non così raffinata come quella di notch però tutto sommato facile.
- tensione di notch: Solitamente fornisce un numero di cicli intermedio tra i due precedenti. Occorre mesh finissima e raggi sui cordoni (R1 mm per spessori maggiori di 5 mm)
 

biz

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Bene, mi trovo in una situazione simile. Al momento sto solo studiando il caso, ma dovrò realizzare la simulazione di una pressa meccanica sottoposta naturalmente a fatica. Le analisi critiche sono appunto le saldature. Mi sto studiando EC3 1-9 Fatica e non mi è chiaro quale valore devo prendere in considerazione per la verifica tramite hot spot.
La norma dice:
1725141346476.png
Più sopra dice anche che:
1725141391483.png
Come trovo quest'ultimo valore? Che valore hai preso come intervallo di variazione?
 

Mattymecc

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Ciao, avevo approfondito ma ora non ricordo bene come funziona il metodo hot-spot, non ti conviene usare qualche metodo reperibile in letteratura? Tipo Shigley, Juvinall o Niemann??
 

biz

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Ciao, avevo approfondito ma ora non ricordo bene come funziona il metodo hot-spot, non ti conviene usare qualche metodo reperibile in letteratura? Tipo Shigley, Juvinall o Niemann??
Il problema è proprio prendere il valore di riferimento dalla normativa. Non il metodo hot spot in se. Cioè: quale è il valore dell'intervallo massimo consentito dalla normativa in prossimità della saldatura, valutato tramite il metodo hot spot?
 

Mattymecc

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Allora ricordo vagamente che l'eurocodice 3 1993-1-9 dava delle tabelle a seconda della tipologia di particolare saldato, ma era un valore fornito per verifiche tradizionali non hot-spot... provo a riguardare il materiale che avevo raccolto e ti faccio sapere se trovo qualcosa...
 

biz

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Inoltre, hai trovato indicazioni free sul metodo hotspot?
 

Mattymecc

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Qui dovresti trovare qualcosa di utile... da pag. 129 in poi. E poi devi leggerti la norma (EN 1993-1-9)...
 

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biz

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si, me la sono studiata la norma in questione. Il problema è che per l'hot spot non indica dei coefficienti di abbattimento dell'intervallo di stress accettabile dovuto all'influenza dello spessore delle piastre. Mentre una vecchia norma del 1988 ne tiene conto. Mi sembra poco chiara la 1-9 EC3 da questo punto di vista.
@meccanicamg cosa hai considerato per il valore dell'intervallo di stress accettabile, dato dall'hot spot?
 

Mattymecc

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Non riesco bene a seguirti nel tuo ragionamento: noi abbiamo una struttura soggetta a forze variabili nel tempo, di conseguenza le sue varie parti sono soggette a variazioni periodiche dello stato tensionale.

Saranno calcolate le variazioni DeltaSigma e DeltaTau per i particolari strutturali di interesse.

Posso calcolare i DeltaSigma ed i DeltaTau:

a) "nominalmente" cioè con le formule che ad esempio trovo sul Ballio-Mazzolani piuttosto che sullo Shigley, senza tenere conto della discontinuità geometrica creata dal cordone;

b) con apposito modello FEM per tener conto della reale geometria del componente soggetto a fatica, andando a trovare i valori di picco delle tensioni.

Come eseguo le verifiche?

Se calcolo le tensioni come nel caso a) ogni tipologia diversa di particolare avrà la propria curva DeltaSigma-Numero di cicli perché ogni tipologia di particolare saldato ha un suo specifico fattore di concentrazione delle tensioni (che in fase di calcolo delle tensioni non mi curo di conoscere, perché ne tiene già conto la curva specifica del particolare).

Viceversa nel caso b) uso la curva del materiale "perfetto" senza discontinuità perché il fattore di concentrazione delle tensioni me l'ha già calcolato il FEM o comunque l'ho introdotto a monte, nel calcolo della tensione.

Spero di essere stato utile e di non aver creato ancora più confusione...
 

biz

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Non riesco bene a seguirti nel tuo ragionamento: noi abbiamo una struttura soggetta a forze variabili nel tempo, di conseguenza le sue varie parti sono soggette a variazioni periodiche dello stato tensionale.

Saranno calcolate le variazioni DeltaSigma e DeltaTau per i particolari strutturali di interesse.

Posso calcolare i DeltaSigma ed i DeltaTau:

a) "nominalmente" cioè con le formule che ad esempio trovo sul Ballio-Mazzolani piuttosto che sullo Shigley, senza tenere conto della discontinuità geometrica creata dal cordone;

b) con apposito modello FEM per tener conto della reale geometria del componente soggetto a fatica, andando a trovare i valori di picco delle tensioni.

Come eseguo le verifiche?

Se calcolo le tensioni come nel caso a) ogni tipologia diversa di particolare avrà la propria curva DeltaSigma-Numero di cicli perché ogni tipologia di particolare saldato ha un suo specifico fattore di concentrazione delle tensioni (che in fase di calcolo delle tensioni non mi curo di conoscere, perché ne tiene già conto la curva specifica del particolare).

Viceversa nel caso b) uso la curva del materiale "perfetto" senza discontinuità perché il fattore di concentrazione delle tensioni me l'ha già calcolato il FEM o comunque l'ho introdotto a monte, nel calcolo della tensione.

Spero di essere stato utile e di non aver creato ancora più confusione...
La norma EC3 1-9 non ti dice di usare un coefficiente di abbattimento delle tensioni, mentre nella vecchia normativa si (non ce l'ho sotto mano se no la posterei). Devo seguire un codice perchè il lavoro poi andrà certificato. La norma EC3 1-9 è poco chiara in questo. Infatti ti da solo qualche tipologia di giunto per il metodo hot spot.
Il valore estrapolato dal FEM non è il valore reale, che andrà poi calcolato tramite hot spot e fin qui ci siamo. Il problema è trovare un codice che dica entro quale range è accettabile il mio intervallo di variazione della tensione. Ripeto l' EC3 è poco chiaro in questo. Mi stò guardando un pò cosa dice l'IIW.
Il mio problema non riguarda la metodologia da seguire, quella mi è chiara, ma il range delta sigma normato.
 

meccanicamg

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si, me la sono studiata la norma in questione. Il problema è che per l'hot spot non indica dei coefficienti di abbattimento dell'intervallo di stress accettabile dovuto all'influenza dello spessore delle piastre. Mentre una vecchia norma del 1988 ne tiene conto. Mi sembra poco chiara la 1-9 EC3 da questo punto di vista.
@meccanicamg cosa hai considerato per il valore dell'intervallo di stress accettabile, dato dall'hot spot?
Non so se ho ben capito. Quello che è certo è che la norma definisce che tipologia di passo mesh fare e nello specifico che per essere fine ha passo minore di 4mm.
Non fornisce nessun parametro di abbattimento quindi ....almeno 3/4 elementi per spessore e via andare. L'ideale se il passo di misura è 4 mm si fa mesh da 2 o da 1 mm.
I valori che escono li considero buioni.
Certo che fanno un sacco di nome ma son incasinate e non sempre complete....eppure così le hanno fatte.
 

Mattymecc

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La norma EC3 1-9 non ti dice di usare un coefficiente di abbattimento delle tensioni, mentre nella vecchia normativa si (non ce l'ho sotto mano se no la posterei).
Io non ne ho trovato traccia, l'abbattimento da cosa deriverebbe? Mi viene da dire per la "sensibilità all'intaglio" del materiale cioè il fatto che il fattore di concentrazione delle tensioni reale è più basso di quello teorico grazie alla capacità di ridistribuzione plastica del materiale.
 

Mattymecc

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Il valore estrapolato dal FEM non è il valore reale, che andrà poi calcolato tramite hot spot e fin qui ci siamo. Il problema è trovare un codice che dica entro quale range è accettabile il mio intervallo di variazione della tensione.
A mio avviso invece il DeltaSigma che leggi dal programma di calcolo è proprio quello che ti serve per eseguire la verifica. L'eurocodice fa proprio quello che chiedi tu, può essere un po' confusionario perchè tira in ballo i coefficienti lambda di cui non fornisce un metodo di calcolo.
Se però usi la regola di palmgreen-miner di accumulo del danno tutto è più semplice, te lo assicuro... è spiegato molto bene il suo utilizzo in fondo alla norma...

Screenshot_20240904_090902_Drive.jpg
Screenshot_20240904_090947_Drive.jpg
 

biz

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Allora, spiego la mia situazione:
devo verificare a vita infinita una serie di punti critici a ridosso del piede di saldatura, dove potrebbe partire una cricca, tramite hot spot. Ora, la norma prevede la verifica tramite hot spot
1725460501000.png
ma, se prendo la categoria in cui ricade la mia saldatura, ad esempio la seguente
1725460549815.png
e vado a vedere la curva FAT corrispondente, questa mi da un valore molto più alto rispetto, ad esempio, alle linee guida dell'IIW. Queste ultime infatti prevedono un coefficiente di abbattimento dovuto allo spessore. Per questo non mi è ben chiaro. Però io devo usare l'Eurocodice. Mi pare strano che due valori in teoria simili, quello della norma e quello della linea guida IIW, siano così differenti.
 

biz

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Per dare una quantità, la stessa tipologia di giunto con la stessa curva è del 21% in più a vita infinita (su Eurocodice). Per il semplice fatto che l'IIW considera un fattore correttivo dovuto allo spessore delle piastre.
 

meccanicamg

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Già le verifiche statiche secondo NTC 2018 o con EN 1993-1-8 o con UNO CNR 10011 differiscono a seconda dei metodi anche di un 15%. A pari metodo magari si ha uno scarto del 3-5%.
Non mi stupisco che IIW su hot spot sia diverso da EC3.
Sono come le norme degli ingranaggi....a pari norma cicli di vita ben diversi.
 

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