@Mattymecc
Ti porto un punto di vista "pratico" che però non prescinde assolutamente dalla teoria, che è quella che Meccanicamg ti ha linkato.
Ci tengo molto a precisare alcuni aspetti sui recipienti a pressione, in quanto si tratta di componenti delicati, potenzialmente molto pericolosi e sui quali c'è spesso grande confusione.
1. Per i tubi di impianti di processo si usano norme ben specifiche: la già citata ASME B31.3, che è la "bibbia" di tutto il dimensionamento del piping di processo (o la B31.1 per il piping legato ad impianti per la produzione di energia), e il suo alter ego europeo, ossia la EN 13480 e per alcuni aspetti la EN 13445, che però è più orientata ai recipienti, per i quali il tubo potrebbe essere un componente (es. scambiatori di calore a fascio tubiero). Qualcuno, più attempato e legato al mercato italiano usa ancora le vecchie norme italiane VSR. La scelta di tali norme è spesso imposta dal settore o dal cliente stesso nelle proprie specifiche, ma ricordati che una norma è SEMPRE di applicazione facoltativa (nessuno te la può imporre, a meno di non concordarlo in fase commerciale);
2. In tutte le norme sopra, parlando di tubi, la tensione assiale non viene considerata;
3. Il calcolo dello spessore a pressione statica (peraltro immediato) è "il meno", in quanto spesso ci sono molti altri fattori (corrosione, pulsazioni, azioni meccaniche esterne, tensioni termiche, ecc.) che le norme ti dicono come considerare (ed è qui che vengono in aiuto, ad esempio). In ogni caso, il primo passo è la determinazione dello spessore a pressione statica, che assume sempre la forma del "calcolo dello spessore di tubi in parete sottile" che trovi in letteratura, con successiva verifica della veridicità di questa ipotesi (e formule alternative nel caso);
4. Le perdite di carico non influenzano minimamente il calcolo strutturale: questo va fatto a pressione di progetto, che non può essere inferiore alla pressione di taratura del dispositivo di sicurezza associato a questo tratto di tubo;
5. Le norme citate sopra ti dicono anche quali materiali preferire, e quale sia la tensione ammissibile in funzione della temperatura (il range di temperatura è la seconda variabile indipendente del progetto): questo è veramente molto importante!
6. Le norme ti dicono anche altre cose importantissime: come eseguire i collegamenti (saldati, filettati, ecc.) e i controlli (distruttivi e non) da eseguire;
7. Qualcuno ha norminato la PED: non è una norma (non dice nulla su come si calcola un tubo) ma una Direttiva, recepita dai singoli stati, quindi obbligatoria (al contrario della norma) per poter marcare CE il tuo impianto e venderlo nell'UE. Questa Direttiva si limita a definire dei "requisiti essenziali di sicurezza" (RES, espressi a parole e non a formule) che tu devi dimostrare di soddisfare allestendo il "fascicolo tecnico" (come per ogni altra Direttiva peraltro), per esempio seguendo una norma o facendo calcoli indipendenti. Esistono delle norme EN, dette "armonizzate per una Direttiva" (EN 13480 e EN 13445 sono tali per la PED), seguendo le quali hai una "presunzione di conformità" ai RES della Direttiva, facilitandoti il compito.
Ovviamente, se non vendi in Europa, il marchio CE non è necessario, ma possono esserci altri vincoli (es. "U" stamp per il nordamerica o EAC TR CU 032 per Russia, Bielorussia e Kazakhistan) che obbligano ad utilizzare altri approcci. Per questo dico che le VSR italiane sono oramai anacronistiche...
Quanto sopra vale soprattutto per impianti di processo: per altre applicazioni ci possono essere norme diverse, mentre per altre potrebbero non esistere proprio (per questo motivo la teoria va saputa SEMPRE, le norme da sole non bastano): se devi calcolare una canna di un cilindro di un compressore, devi approcciare il tutto secondo la teoria che ti hanno linkato. Per inciso, un componente in pressione di una macchina non rientra generalmente in PED (ma nemmeno in "U" o EAC), in quanto ne viene esclusa espressamente l'applicazione alle macchine a fluido quali turbine, compressori, ecc.