Come stimo davvero la dimensione della vite più adatta?

Ghio

Utente poco attivo
Professione: Progettista junior
Software: Solid Works / Inventor / Autocad
Regione: Lombardia
Buonasera a tutti,
sono felice di risentirvi :)

ho cercato nel forum e ho trovato solo argomenti molto approfonditi che mi pare c'entrino poco con la cosa molto semplice che interessa a me.

Il mio capo mi chiede spesso di usare viti più piccole di quelle che avevo pensato, vorrei però che non capiti di metterle troppo piccole...

riporto un esempio, da tabella una vite M6 8.8 resiste prima di iniziare lo snervamento a: 16.100 * 0,8 = 12880N = 1312Kg.
Allego la tabella usata.

Wow! posso davvero usare solo viti M6?
Qualcosa mi suggerisce di frenare l'entusiasmo iniziale...

C'è una percentuale più o meno fissa che in genere posso tenere dei valori calcolati in tale modo per assicurarmi una corretta tenuta?

Ho scritto nel forum studenti perché credo che si tratti di una cosa base e molto utile anche ad altri.

Grazie
 

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  • Calcolo resistenza filetti.pdf
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meccanicamg

Utente Senior
Professione: Mechanical engineer manager
Software: SolidWorks, FreeCAD, NanoCAD5, Me10, Excel, LibreOffice
Regione: Lombardia
Ti posso dire un paio di cose:
- l'approccio corretto di verifica e dimensionamento di bullonatire va fatto secondo norme almeno UNI EN ISO 1993-1-8 oppure secondo VDI 2230. Quindi occorre usare coefficienti e verificare materiali....a seconda dei carichi gravanti sulla bullonatura
- approccio pratico, rischioso è prendere il carico di rottura a trazione tabulato ed utilizzarlo al 60% ....oppure fare il rapporto tra carico e carico rottura e avere un valore maggiore di 1. Ripeto, pericoloso, spannometrico, da confrontare con le sollecitazioni che subisce e soprattutto una madrevite che sia in grado di portare il carico della vite.
 

biz

Utente Senior
Professione: Mechanical Project Designer & CAE Analyst
Software: Excel, GNU Octave, Solid Edge (2022), Creo Elements/Direct Modeling(18.1), Inventor(2023), SimLab(2021.1), Code Aster (2021), SolidWorks (2022), SolidWorks Simulation (2022)
Regione: Lombardia
Come già specificato: usare norme relative. Eurocodice 3 o NTC.
 

Ghio

Utente poco attivo
Professione: Progettista junior
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Regione: Lombardia
Grazie mille per i compiti, oggi pomeriggio studio e se ho domande vi faccio sapere :)
 

Ghio

Utente poco attivo
Professione: Progettista junior
Software: Solid Works / Inventor / Autocad
Regione: Lombardia
Ho trovato queste tabelle della VDI 2230 che allego per i coefficienti di attrito, secondo voi sono quelli che occorrono o ce ne sono altri?

Dalla discussione precedente che mi è stata consigliata ho rielaborato il metodo sottostante per la stima della dimensione della vite e del numero di viti, può essere una semplificazione utile sia per la vite caricata assialmente (oggetto collegato per esempio al soffitto) sia radialmente (oggetto attaccato per esempio al muro)?

Solo esempi per capire intuitivamente la disposizione, noi in realtà non lavoriamo con soffitti e muri, ma con componenti quasi esclusivamente in acciaio.

Una perplessità che mi viene e se cambia il coefficiente d'attrito nei due casi assiale e radiale,

comunque il metodo elaborato che dicevo:

la forza di attrito Fa deve essere:
Fa = P * k, dove k è il fattore di sicurezza (di attrito)

la forza F di trazione delle viti, che genera Fa sarà
F = Fa / mu, dove mu è il coefficiente di attrito

divido F per il numero di viti

trovo la vite la cui sezione resistente equivalente 'A' (dalle tabelle) sia tale che: SigmaY = F * k' / A, dove SigmaY è la sigma a snervamento e k' è il fattore di sicurezza (per lo snervamento)
 

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  • Attrito della filettatura.jpeg
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  • Attrito su appoggio testa vite e dado.jpeg
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meccanicamg

Utente Senior
Professione: Mechanical engineer manager
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Regione: Lombardia
Quanta confusione in tutto ciò.
Partiamo chiarendo alcune cose:
- il coefficiente di attrito lo puoi ipotizzare ma sarà in funzione della lubrificazione della vite o frenafiletti presente. Se le lamiere sono secche e pulite o se sono unte. Ci sono diverse discussioni sul forum dove si è parlato di valori e condizioni. Le tabelle che hai allegato possono essere una linea guida ma il lato pratico è quello reale
- per quanto riguarda la capacità di carico di una vite a trazione non dipende da quanto la tiri. Se fai la prova con la Galdabini otterrai la rottura per cedimento del diametro resistente.
- se applichi una vite e la fai lavorare a trazione, avrai secondo UNI EN ISO 1993-1-8
[math]Ft,Rd=\frac{k_2•f_{ub}•As}{\gamma _{M2}}[/math] e quindi per viti non svasate avrai [math]Ft,Rd=\frac{0,9•f_{ub}•As}{1,25}[/math] dove As è area resistente a trazione, fub è il carico di rottura a trazione.
- se la bullonatura non deve essere precaricata controllata, si chiudono le viti comunque fino ad un massimo di
[math]Fp,Cd=\frac{0,7•f_{ub}•As}{\gamma _{M7}}[/math] dove il coefficiente a denominatore vale 1,1.
- se il giuto deve resistere ad attrito, la norma stabilisce che siano soddisfatte le verifiche di rifollamento, taglio e attrito.

Non c'è nulla da inventare. La norma parla chiaro.

Questo è lo specchietto.
screenshot_20211216_223414-jpg.64112
 

Ghio

Utente poco attivo
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Regione: Lombardia
Grazie @meccanicamg 🙂

per "resistere ad attrito" intendi oggetto attaccato a una parete inclinata e quindi le viti sono sottoposte a sforzo almeno in parte radiale?

Comunque, noi in azienda per le nostre applicazioni, tutte in acciaio su acciaio, abbiamo sempre considerato la resistenza a trazione maggiorando un po' la grandezza della vite semplicemente per verificare che l'oggetto stia su... poi a me è venuto in mente di alprofondire.

Quindi, non avendolo mai fatto, non credo che per tali applicazioni abbiamo l'obbligo di mostrare legalmente il rispetto di normative.
Oppure andrebbe comunque sempre fatto?

Da qui questa mia domanda: sia in caso di sforzo assiale, sia di sforzo radiale la resistenza della vite (tralasciando quindi gli altri componenti) la posso stimare abbastanza bene tralasciando la verifica a taglio?

Chiedo, perché così mi so già rendere conto un po' meglio per la mia situazione pratica.
Ovviamente nei ritagli di tempo approfondisco anche da me l'argomento sull'enorme Eurocodice 3 e sul libro del Neumann.

Grazie
 
Ultima modifica:

meccanicamg

Utente Senior
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Regione: Lombardia
Quando serri due piastre assieme e applichi una forza perpendicolare alle viti, c'è la forza di attrito che tiene ferme le piastre. Essa è dovuta alla forza di trazione delle viti moltiplicata il coefficiente di attrito. Quando superi questa forza, le viti saranno sottoposte a taglio. Dopodiché lo schianto.

Una volta che ti fai un foglio excel con le formule direi che diventa tutto più semplice e immediato da valutare.

Ogni metodo non normato è rischioso. O si sa cosa si sta facendo oppure è catastrofico.

Ti fai beve ad approfondire...ma ci sono in giro un sacco di cantinari....che sarebbe meglio chiudessero per lasciare posto ai professionisti.
 

Ghio

Utente poco attivo
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Regione: Lombardia
Grazie @meccanicamg per tutti i consigli,

in effetti sono ancora relativamente nuovo come progettista e da poco in quest'azienda, a pensarci le viti che ho trattato, a differenza di quanto visto qui in altre discussioni, lavorano tutte assialmente per semplicemente tenere il peso, a parte qualche carter di copertura molto leggero, moltissimo è saldato...
e lì è una storia diversa 😄

comunque, ancora per mia curiosità, un corpo appeso fissato alla parete (quindi non si muove), visto che è presente la gravità, è anche quello considerato sottoposto ad attrito relativamente alla resistenza della vite, giusto?
 

meccanicamg

Utente Senior
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Regione: Lombardia
Grazie @meccanicamg per tutti i consigli,

in effetti sono ancora relativamente nuovo come progettista e da poco in quest'azienda, a pensarci le viti che ho trattato, a differenza di quanto visto qui in altre discussioni, lavorano tutte assialmente per semplicemente tenere il peso, a parte qualche carter di copertura molto leggero, moltissimo è saldato...
e lì è una storia diversa 😄

comunque, ancora per mia curiosità, un corpo appeso fissato alla parete (quindi non si muove), visto che è presente la gravità, è anche quello considerato sottoposto ad attrito relativamente alla resistenza della vite, giusto?
Se le viti sono orizzontali e la gravità verticale, la piastra col muro ha un attrito. Quello si valuta.
 

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